Il rendimento annuale del portafoglio è, negli ultimi anni, sinonimo di bontà o meno delle proprie capacità da investitore o delle capacità del consulente finanziario. Se da un lato questo atteggiamento dell’investitore smaschera spesso portafogli creati da promotori che la retribuzione la ricevono dai propri datori di lavoro e non dal risparmiatore…dall’altro è un atteggiamento negativo per l’investitore stesso.

In cosa si misura la bontà di un portafoglio?

  1. coerenza con il raggiungimento dell’obiettivo dell’investitore
  2. aderenza con la propensione alla volatilità dell’investitore
  3. minor costo possibile (rispettando i primi due parametri)

In nessuno di questi punti è presente un qualsivoglia richiamo al rendimento di quest’anno, dell’anno passato o dell’anno prossimo singolarmente.

Al massimo c’è un richiamo alla volatilità che dovrebbe essere rispettata, ma che spesso viene sottovalutata e di conseguenza poco “narrata” agli investitori dal consulente. Quanti consulenti nel 2021 sottolineavano ai clienti con bassa propensione al rischio, che un portafoglio composto al 90% da obbligazioni poteva avere un drow-down del 15%?

Nella mia più rosea fantasia solo la metà dei consulenti che stanno leggendo questo articolo alzerà la mano. Gli altri si limiteranno a sottolineare che è bene evidenziare che non ci sono sicurezze, ma non necessariamente illuminare tutte le possibilità più remote per non spaventare eccessivamente il risparmiatore.

Non sono di questa idea.

Dobbiamo rimarcare come ogni risparmiatore, evidenziando un orizzonte temporale al proprio consulente, accetta che durante questo arco di tempo possa anche avvenire un cigno nero. Qualcosa di inaspettato che cambia le carte in tavola, ma che può oggettivamente accadere. Se non è chiara questa condizione, ogni investimento potrebbe portare a delle sofferenze.

Cosa c’entra questo con il rendimento annuale del portafoglio?

Semplice: se non ho un obiettivo a cui puntare, allora il rendimento annuale del mio portafoglio sarà l’unico metro di misura che avrò. Come anticipavo, questo metro mette in luce portafogli fatti come contenitori di innumerevoli prodotti finanziari non acquistati in aderenza agli obiettivi, ma per moda, per rendimento (ipotizzato) e per spinta da parte dei promotori.

Nelle ultime settimane e fino ad ottobre svolgiamo l’analisi gratuita del patrimonio di chi ce lo ha richiesto (o lo richiederà). E’ un attività lunga, perché non si tratta solo del portafoglio di investimento, il metodo di Citadines Capital SCF coinvolge tutto il patrimonio. Per il resto dell’anno è a pagamento (a differenza dell’analisi di portafoglio), ma per questi due mesi anche quest’analisi è gratuita.

Oltre ad una sproporzione tra investimenti in immobili, soprattutto seconde case, rispetto ad una corretta diversificazione finanziaria ,stiamo riscontrando che praticamente tutti i portafogli che ci è richiesto di analizzare sono semplicemente la somma di strumenti finanziari acquistati volta per volta, senza nessuna coscienza del dove si vuole arrivare e di che strada è necessario percorrere. E’ ovvio che poi in un anno come il 2022, nascono i problemi. Quando il rendimento non è più quello che ci si aspetta, allora si evidenziano le lacune.

Il motivo è semplice: senza una progettazione del proprio percorso, una programmazione delle proprie attività finanziarie e un focus sul proprio obiettivo, ogni strumento è solo un posteggio della nostra liquidità dal quale ci aspettiamo dei risultati più o meno spinti, dimenticandoci che i migliori risultati si ottengono con il tempo e non con i prodotti.

(Se hai voglia di leggere altri 5 minuti ho dimostrato questo concetto in questo articolo, partendo dall’investimento di una quota irrisoria di capitale)

In questi periodi sarà ancora più importante avere ben chiaro dove vogliamo arrivare e far si che la scelta dei mezzi di trasporto, che ci portano a fare il nostro giro del mondo, siano fatti come conseguenza dell’obiettivo e della nostra capacità di sopportare la volatilità, non di quanto vogliamo volare in alto oggi.

Una volta c’era la favola della lepre della tartaruga, dove la tartaruga alla fine ha la meglio sulla lepre. Il tempo e la costanza le hanno dato ragione.

Oggi che favola vogliamo raccontare ai risparmiatori per coinvolgerli in una visione realistica del proprio obiettivo e conseguentemente in una scelta consapevole del proprio portafoglio?

Non ci si può inventare proprio nulla: la costruzione di un portafoglio di investimento efficace passa per la definizione degli obiettivi, il Goal Based Investing può essere considerato solo una filosofia, ma quando viene applicato a dovere offre i suoi frutti più prelibati a chi ha saputo coltivare questo piccolo arbusto e gli ha dato il modo e il tempo per crescere in tutta la sua maestosità, per diventare finalmente albero.